Restituire bellezza alle donne spogliandosi di tutti i clichè modaioli che annientano il guizzo creativo e lo stile è sempre stato il fine ultimo delle collezioni alta moda; regalare, però, un momento di sublime in cui lo spettatore non può fare altro che estasiarsi di una dicotomia così perfetta tra couture ed incanto è un’abilità nelle mani ancora di pochi.
Da qualche giorno si è conclusa la Paris Couture Week 2019 e tra dettagli minuziosi e maestria stilistica, nuove tendenze da cogliere e ispirazioni inaspettate dal mondo dello streetwear, il sogno ad occhi aperti ha trovato finalmente la sua ragion d’essere. Moltissime sono state le maison che vi hanno partecipato imbastendo dei veri e propri spettacoli di grazia e bellezza simbolo del genio creativo che trova, ancora una volta, nell’ Haute Couture la sua massima espressione.
Tra le moltissime collezioni da cui prendere ispirazione abbiamo selezionato quelle che, a nostro dire, sono state per un verso o per l’altro le più disruptive rispetto a un sistema moda apparso ormai più che saturo. E, da tenere sempre a mente, tante volte ad essere dirompente è proprio la capacità di mantenere un legame con il significato più puro di bello ed armonico.
DIOR:
“Per mettere alla prova la realtà dobbiamo vederla sulla fune del circo. Quando le verità diventano acrobate, allora le possiamo giudicare.” Non ci era andato molto lontano Oscar Wilde quando, in un legame d’avanguardia tra realtà e verità aveva usato il circo come immagine guida. Maria Grazia Chiuri nella sua ultima couture ha presentato una verità insolita per la maison Dior, annunciando tra clown, trapezisti e domatori un nuovo indirizzo, una nuova forma di bellezza che ha trovato, in abiti la cui fantasmagoria si sposa perfettamente con un design studiato nei minimi dettagli, le sue vesti preferite. Eleganza e avanguardia si uniscono in un binomio equilibrato in cui la donna non è solo la solita principessa da couture, ma ha una personalità audace, un’anima vera e uno stile che non ha paura di osare. Tra tulle, ricami, sete e un make up che riproduce le malinconiche vesti dei clown circensi, Dior ancora una volta non spezza legami ma ne inventa di nuovi e inaspettati.
VAUTHIER:
Una questione di fascino e codici di colore, un equilibrio tra ricamato e non ricamato e un rimando alla chic attitude per eccellenza, quella made in Paris. Così Alexandre Vauthier apre la sua sfilata in un clima glamour che trova nella couture il trampolino per uno stile sofisticato ma assolutamente contemporaneo. Principale il lavoro sulle silhouette a tratti cortissime a tratti riprese direttamente dalle sinuose forme anni 60′. Capi incontaminati si mescolano a micro abiti impreziositi da dettagli argentati e dorati che non lasciano scampo all’immaginazione, creando un unicum di richiami maschili e femminili che una volta uniti danno vita a uno stile da perfette principesse metropolitane.
VIKTOR&ROLF:
Se prima si parlava di dirompenza, dopo aver visto le immagini della couture di Viktor and Rolf toccherà rivedere l’etimologia stessa di questo termine. Che gli abiti parlassero e comunicassero un messaggio è infatti una metafora più che usata nel gergo dell’alta moda, ma questa volta niente metafore questa volta i capi un messaggio lo comunicano davvero e lo hanno bene impresso su di essi. Che piaccia o no, la collezione Viktor and Rolf di quest’anno non può che essere apprezzata e bramata, lo stile decisamente overdressed di abiti dalle tinte pastello e metri e metri di tulle, si mescola a frasi d’impatto che uniscono, per la prima volta forse, a haute couture il concetto di personalizzato e customizzato. “Go to hell”, “Give a Damn” ma anche “I want a better world” sono solo alcuni degli slogan che non solo rendono la collezione originale e ricercata, ma inequivocabilmente indimenticabile.
VALENTINO:
Non pensiamo di esagerare dicendo che il signor Valentino Garavani avrebbe fatto per primo una standing ovation all’ultima creazione del genio Pier Paolo Piccioli. Di una bellezza commovente, abiti di una maestria creativa unica nel suo genere hanno raccontato la storia non solo di una maison, ma di un percorso storico di stili e richiami che ha trovato nella cura minuziosa dei dettagli, una lavorazione impeccabile e un trionfo dai toni arcobaleno la sua meravigliosa espressione. Ancora una volta Piccioli non ha deluso, ancora una volta si ha avuto la conferma che un testimone, per quanto ingombrante che fosse, sia passato nelle giuste mani. Non solo atmosfere da notti stellate ma design ripresi direttamente dal glamour della vita reale, hanno sfilato in una serie di abiti con nuove armonie di colori come il malva pallido, il cioccolato, il mandarino e il giallo senape. Volant, volumi e una femminilità incontaminata sono stati sublimati da una cornice piumata sul volto delle modelle, che ha dato il tocco finale a un qualcosa che non trova altro binomio che con bellezza nella sua accezione più pura. A chiudere l’iconica sfilata non poteva che essere Naomi Campbell, icona a sua volta non solo del sistema moda ma del cuore del signor Valentino che, commossa, ha omaggiato in maniera impeccabile un sogno diventato realtà.