Durante l’ultima serata della 73esima edizione del Festival di Sanremo la co-conduttrice Chiara Ferragni ha indossato ben quattro abiti custom made disegnati da Daniel Roseberry per Schiaparelli. Il designer è guida creativa della celebre Maison francese a partire dal 2014. Elsa Schiaparelli, si sa, era una donna super emancipata, italiana, che va a Parigi e conquista il mondo della moda e dell’arte. Così è partita una vera e propria ricerca all’insegna dell’empowering femminile.
Schiaparelli è una Maison che nelle ultime stagioni – soprattutto grazie alla creatività di Daniel – è tornata ad essere rilevante. Così è nato un profondo dialogo tra il passato e il presente della storica casa di moda e il messaggio che la Ferragni ha scelto di portare sul palco dell’Ariston.
Il racconto degli abiti disegnati da Daniel Roseberry per Chiara Ferragni…
Il primo abito è composto da un busto in metallo color oro che riproduce le fattezze del corpo di Chiara. A ricoprire il tutto un abito sottoveste in satin blu, questo colore da sempre è associato alla sacralità della maternità. Il messaggio è quello di essere donne senza dover essere considerate solo delle madri. La durezza dell’armatura oro, scolpita sui seni di Chiara, rappresenta una forza che non ha bisogno di imitare quella maschile per essere considerata di pari livello. Tutti questi elementi partono da una ricerca femminista, la parte color oro vuole rappresentare la forza della donna e l’ispirazione è stata soprattutto la statua d’oro di Giovanna d’Arco a Parigi, in Place des Pyramides.
Il secondo abito è una creazione che Daniel Roseberry ha presentato per Schiaparelli lo scorso anno. È un abito in seta lucida blu, con un disegno fatto a mano dall’artista francese Yves Klein (che ricrea le movenze di un corpo femminile florido). Il corpo femminile florido perché, da sempre, la floridità del corpo della donna è legata alla maternità. Il messaggio vuole essere un inno al corpo delle donne, che possono e devono poter fare quello che vogliono del proprio corpo, che non è quindi soltanto un oggetto riproduttivo. Liberate il vostro corpo e fatene ciò che volete perché il corpo della donna è il capolavoro massimo della creazione.
Il terzo abito è di sicuro uno tra gli abiti più significativi. Questo lungo abito nero (di velluto), impreziosito da una collana a forma di utero composta da diverse sezioni di corpo di donna, è il simbolo dell’attivismo per i diritti riproduttivi. Il gioiello ricorda a tutti che i diritti riproduttivi sono diritti umani. L’accesso all’aborto sicuro e alla procreazione assistita è una questione di diritti umani a cui non dobbiamo rinunciare. Perché ogni essere umano, uomo o donna che sia, deve essere messo in grado di prendere liberamente le decisioni sul proprio corpo. Non permettiamo che le lotte vinte dalle nostre madri debbano essere combattute anche dalle nostre figlie.
Il quarto look, quello della chiusura del Festival di Sanremo. Sono in molti a credere che una donna, per essere presa sul serio, in certi ambiti debba assumere comportamenti più maschili o semplicemente vestirsi da uomo per dimostrare capacità di leadership. Non è assolutamente così. Questo tailleur in velluto nero, adornato da un corsetto con ricami di perle a forma di addominali, vuole essere una caricatura a questo stereotipo sessista. Il messaggio è quello di dire alle donne “siate forti” senza necessariamente assumere gli archetipi del maschilismo, del maschio e soprattutto del patriarcato. Il look ricorda il Power Dressing Anni ‘80, quando le donne avevano bisogno di mettersi le spalline e le giacche per essere prese sul serio al lavoro.
I QUATTRO LOOK DI SCHIAPARELLI – DISEGNATI DA DANIEL ROSEBERRY – SFOGGIATI DA CHIARA FERRAGNI DURANTE LA SERATA FINALE DEL FESTIVAL DI SANREMO
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