Qualche anno fa non mi sarei mai sognata di fare la beauty editor. Penso addirittura che l’idea mi avrebbe fatto ridere. Fino a 16 anni ero, in tutto e per tutto, un maschiaccio. Il mio outfit preferito era una tuta e l’idea di comprare un rossetto non mi sfiorava neanche per sbaglio. Ero una sportiva, avevo altre cose a cui pensare. Ricordo addirittura che qualcuno mi aveva regalato una mega palette di Pupa, quelle da 23 piani in cui non riesci neanche a contare il numero di ombretti da quanti sono, ma è probabile che l’abbia usata due volte: Carnevale e Halloween. Poi non so cosa sia successo, ma pensandoci bene credo abbia iniziato a importarmi cosa pensava di me la gente. Le mie compagne di classe, le altre ragazze nella squadra, il fidanzato che non avevo. Ho smesso di bastarmi, di sentirmi carina così com’ero. Mi sembra strano scriverlo, ma in fondo è vero. Ho iniziato a truccarmi perché non mi vedevo abbastanza bella, perché nello specchio le imperfezioni mi arrivavano all’occhio prima di quello che davvero era riflesso. Una normalissima teenager con gli occhiali e le lentiggini, che stava iniziando a trovare il suo posto nel mondo, con non poca fatica.
Il fatto è che, quando si è giovani, non si ha pazienza. La mamma, il dermatologo, le amiche più grandi provano a ripeterti in qualsiasi lingua che è una fase, passerà, sono solo ormoni… Ma tu continui a sentirti sfigurata per colpa di pochi segni. Dai, da adolescenti siamo state un po’ tutte drama queen. L’unica strada percorribile in quel momento appare evidente: impilare strati e strati di correttore e fondotinta, sperando che riescano a coprire lo scempio che gli altri chiamano faccia. È da lì che è iniziato il mio mirabolante viaggio nel mondo della bellezza.
Crescendo e imparando, fortunatamente, ho cambiato punto di vista. Mi sono resa conto che da giovani e inesperti sembra che ci dimentichiamo sempre di un fattore fondamentale, anzi due. Il primo è che prendendoci cura della nostra pelle saremmo molto più contenti di quanto non siamo di improvvisarci makeup artist in erba con un pennello rubato alla mamma e una cipria di 3 tonalità più scura (#truestory). Il secondo è che il regalo più bello che possiamo farci è imparare ad abbracciare le nostre imperfezioni. Chiaramente sto per cadere in un cliché e dirvi che sono quelle che ci rendono unici, ma è vero! Le mie lentiggini oggi sono uno dei miei tratti più invidiati e poi ehi, quelle due o tre imperfezioni sono temporanee, non possono avere il potere di definire chi sono o di cambiare il mio umore se fuori è una giornata bellissima.
Il mio nuovo mantra è: prima skincare e poi makeup. Se un “problema” si può risolvere creando una beauty routine adatta, mi armo di pazienza e mi impegno a non coprire tutto a tutti i costi. Ci sono giorni in cui non mi trucco proprio! Ok, succede d’estate e quando la mia pelle è particolarmente clemente, ma vale comunque. Quello che ho imparato finora è che, adottando questa filosofia, devo scegliere marche di skincare che creano prodotti pensati sulla stessa lunghezza d’onda, e per fortuna non sono pochi! La regola è valida anche per il makeup, in ogni caso. Vietati i fondotinta a coprenza altissima e i doppi strati di cipria: imparare ad abbracciare le imperfezioni richiede un minimo di sacrificio, ma anche la pelle a fine giornata è contenta quando scelgo una BB cream leggera. Sguardo fiero verso quello specchio, penso al giorno in cui tutti gli sforzi fatti nella beauty routine mi permetteranno di abbandonare del tutto il trucco sul viso (non riuscirei mai a dire no a rossetti e mascara ora, non scherziamo!).
Cover photo di Chiara Predebon