Fashion - June 26, 2018

Come nasce un’icona – Volume 5: Givenchy

Quando si parla della storia di una maison, è difficile che questa possa essere raccontata solo attraverso gli abiti. Molto spesso sono le vite delle persone che l’hanno resa grande a intrecciarsi alle sue vicende, restando nell’immaginario collettivo per sempre. La storia di Givenchy si lega a quelle dei grandi designer che l’hanno guidata, uomini carismatici e che, ognuno a modo loro, ha cambiato per sempre la storia della moda. Mettetevi comodi, oggi The Blonde Salad vi racconta la storia di Givenchy!

 

Gli anni Cinquanta: il conte Hubert e l’incontro con Audrey Hepburn

La storia di Givenchy è prima di tutto la storia di un uomo, il conte Hubert James Marcel Taffin de Givenchy. Ha solo 17 anni quando, nel 1944, da Beauvais arriva a Parigi per studiare all’École des Beaux-Arts. Il suo talento non passa inosservato: i grandi couturier dell’epoca, da Robert Piguet a Lucien Lelong fino a un ancora poco conosciuto Christian Dior, se lo contendono, così come Elsa Schiaparelli, con cui lavorerà dal 1947 al 1951.



Lavorare al fianco di questi grandi maestri lo convince, nel 1952, ad aprire la sua maison nel quartiere di Plaine Monceau a Parigi. La sua prima collezione di haute couture, passata alla storia come Les Separates, lascia il segno: la sua eleganza raffinata e semplice, che unisce un concetto di femminilità ricercata alla pulizia di linee dal gusto architettonico, lo porta a essere spesso contrapposto a Dior per il suo approccio più contemporaneo rispetto al creatore del New Look.


Un anno dopo, l’incontro che gli cambierà la vita. Nel suo atelier arriva Audrey Hepburn, che ha bisogno di uno stilista capace di creare per lei il guardaroba perfetto per il film che sta girando, Sabrina. Givenchy sta lavorando alla sua prossima collezione e non ha tempo né risorse da dedicarle. La Hepburn gli chiede di provare alcuni degli abiti che ha già realizzato. “Sembravano disegnati apposta per lei”, ricorderà Givenchy. Ha così inizio un sodalizio umano e professionale destinato a durare nel tempo, che porterà lo stilista a creare i look di film come Colazione da Tiffany, in primis il celebre tubino nero destinato a diventare uno dei capi fashion più iconici di sempre. Nel 1957 l’attrice poserà per la pubblicità del profumo L’Interdit, diventando la prima testimonial beauty della storia.




Nel 1956, mentre si trova a New York, incontra per la prima volta Cristobal Balenciaga. La loro passione per un’eleganza moderna e semplice, capace di far sentire le donne libere, è la base di un rapporto personale e professionale che porterà Givenchy, che nel 1959 trasferisce il suo atelier in Avenue George V proprio di fronte a quello di Balenciaga, a diventare l’erede spirituale del suo maestro. Sarà proprio lui il principale promotore del museo a lui dedicato nella sua città natale di Getaria. Gli abiti a sacco dello stilista spagnolo e quelli a camicia del couturier francese restano tra i capi più iconici dell’epoca.

 

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta: Givenchy diventa un marchio di pret à porter

Nato nel mondo della haute couture, Givenchy è il primo stilista francese ad avvicinarsi al ready to wear e a trasformare la sua maison in un marchio realmente globale. Su consiglio di Balenciaga, negli anni Sessanta sigla le prime licenze tra cui abiti per bambini, ombrelli, scarpe e cravatte e profumi. Nel 1969 arriva la prima linea di pret à porter, mentre nel 1973 viene lanciata la linea maschile Gentleman Givenchy.

 

I successi della maison non passano inosservati. Nel 1988 Givenchy decide di vendere la sua maison a Bernard Arnault e alla sua neonata conglomerata del lusso Lvmh. Givenchy manterrà il suo incarico di direttore creativo fino al 1995, anno in cui deciderà di ritirarsi dalle scene. Hubert de Givenchy si è spento il 10 marzo 2018 all’età di 91 anni.





Gli anni Novanta e Duemila: tre brits alla corte di Givenchy

Con l’addio di de Givenchy, iniziano dieci anni piuttosto turbolenti per la maison francese. Lvmh nomina direttore creativo John Galliano, uno stilista inglese che aveva convinto gli addetti ai lavori con la sua collezione di diploma, Les Incroyables, alla Central Saint Martins. Ma il suo regno dura solo un anno, con la decisione di promuoverlo a capo di Christian Dior. Nel 1997 arriva un altro enfant terrible della scena britannica: è Alexander McQueen, che mette a frutto il suo background sartoriale appreso nella mitica Savile Row per mescolarla all’immaginario couture della maison, stravolgendola con la sua irriverenza. Saranno cinque anni di alti e bassi, culminati con un “tradimento”: nel 2001 McQueen vende il suo marchio eponimo alla rivale di Lvmh, il Gucci Group (oggi Kering). Finisce così il suo dominio alla corte di Givenchy.





A raccogliere il suo testimone è il gallese Julien MacDonald, che resterà al timone fino al 2005. Non saranno quattro anni facili, né per lui, per molti incapace di confrontarsi con l’heritage del brand, né per la maison, che rischia il tracollo. La svolta arriva appunto nel 2005, quando Lvmh decide di giocarsi l’ultima carta, un italiano di nome Riccardo Tisci che aveva stupito tutti con il suo brand di moda maschile. Inizia così l’era Tisci.

 

Gli anni Duemila: l’era di Riccardo Tisci 

È Riccardo Tisci a riportare in auge la maison Givenchy dopo dieci anni di lento declino. Il suo immaginario dark e romantico sembra essere il proseguimento ideale del lavoro di Hubert de Givenchy, capace di attirare una clientela più giovane e desiderosa di pezzi cult. Collezione dopo collezione, Tisci crea un universo contemporaneo ma raffinato, dove rimandi al mondo dello sport, da sempre sua ossessione, fanno il paio con una couture innovativa ma rispettosa dei codici della tradizione.



Negli anni Duemila e in particolare dal 2010, Givenchy diventa un marchio venerato dai fashionisti di tutto il mondo, con pezzi come le felpe stampate e borse come la Antigona e la Pandora diventati dei veri cult. Ma non solo. Come Hubert de Givenchy aveva trovato in Audrey Hepburn la sua musa ispiratrice, Tisci coltiva un sodalizio estetico con la top model, e sua migliore amica, Mariacarla Boscono. Ma sono tante le celebrities che portano il nome di Givenchy nel mondo: da Beyoncé a Madonna, passando per Kim Kardashian e Julia Roberts. Dopo 12 anni, Riccardo Tisci lascia Givenchy nel 2017 per Burberry.




Givenchy nel 2018

A guidare Givenchy oggi è una donna, anzi la prima donna in assoluto. È Clare Waight Keller, arrivata alla maison francese dopo aver risollevato le sorti di Chloé. A differenza di Tisci, che con il tempo si era distaccato dall’heritage della maison per creare uno stile molto personale, Waight-Keller ha voluto tornare alle origini, riattualizzando alcuni dei disegni originali di Monsieur Givenchy. Se per gli addetti ai lavori sembra ancora troppo presto per giudicare il suo lavoro, la designer ha senza dubbio già guadangato la platea internazionale grazie a un evento come il Royal Wedding: Meghan Markle ha infatti scelto una sua creazione per il matrimonio con il Principe Harry.


Come restare sintonizzati sulle novità del mondo Givenchy? Basta seguire l’account Instagram della maison @givenchyofficial! Ma se siete dei veri appassionati di questo marchio, non potete perdervi @givenchyinternational, il profilo della community dei maniaci di Givenchy!

 

Non vi è bastata questa carrellata alla scoperta della storia di Givenchy? Non perdetevi allora la nostra gallery con alcuni dei look più iconici della maison e non dimenticatevi di fare un salto sulla pagina Instagram di The Blonde Salad, con tutte le stories dedicate a questo brand!

















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