Durante la prima serata della 73esima edizione del Festival di Sanremo la co-conduttrice Chiara Ferragni ha indossato ben quattro abiti custom made disegnati da Maria Grazia Chiuri per Dior. La designer italiana è guida creativa della celebre Maison francese dal 2016. A questa casa di moda, si sa, Chiara è da sempre legata, difatti Dior ha saputo raccontare – alla perfezione – moltissimi momenti di vita personale e professionale dell’imprenditrice digitale italiana.
Ma torniamo ai look indossati durante la prima serata della kermesse canora. L’obiettivo è stato sin da subito quello di portare a Sanremo non solo abiti scenografici, ma abiti in grado di raccontare il messaggio dell’empowering femminile. Tutti gli abiti di Dior sfoggiati da Chiara sono stati frutto di un’interessante conversazione con Maria Grazia Chiuri.
Il racconto degli abiti disegnati da Maria Grazia Chiuri per Chiara Ferragni…
Il primo abito, tra tutti, è quello che più rappresenta la conversazione femminista che c’è stata con Maria Grazia Chiuri e Rachele Regini di Dior, poi Fulvia Carnevale che fa parte del duo artistico femminista Claire Fontaine. Realizzato in seta nera, il vestito è ispirato alla tradizione di Monsieur Dior ed è completato da una stola bianca. Quest’ultima, come un manifesto, è ricamata con il claim “Pensati libera”. Queste parole semplici, ma così forti, vengono da un’opera di Claire Fontaine. Il messaggio è ispirare tutte le donne a sentirsi libere di uscire da quel ruolo imposto loro dalla società. Queste parole rappresentano Chiara Ferragni, che lotta quotidianamente per non essere incasellata in uno spazio definito per lei dal patriarcato.
Il secondo abito riproduce le fattezze del corpo Chiara attraverso dei ricami trompe l’oeil fatti a mano dalle maestranze dell’Alta Moda di Dior. Il desiderio più grande è quello di modificare l’idea negativa del corpo della donna, portare sul palco dell’Ariston l’emancipazione del corpo stesso attraverso quello di Chiara. Sono stati fatti circa 7 fitting per raggiungere il risultato finale, è stata effettuata un’operazione quasi chirurgica. Così il corpo sembra finalmente liberarsi di quella vergogna imposta dalla società, a partire da Eva, la prima donna della storia indotta a provare vergogna.
Il terzo abito porta sul palco del Teatro Ariston alcune delle critiche rivolte a Chiara sul suo aspetto, sul suo corpo e soprattutto sulla libertà di sentirsi donna (oltre che mamma). Le frasi di disprezzo sono state ricamate in perle nere e sono le vere offese che gli haters rivolgono alle foto postate su Instagram da Chiara. Questo abito peplo, quasi come una pagina bianca, si fa racconto del disprezzo infruttifero quotidiano. Ricamare gli insulti su un abito è come farsi scivolare addosso i commenti negativi e spronare le donne a non farsi abbattere da chi odia, sono i pareri di chi ci ama a contare davvero.
Il quarto abito arriva da un’idea e ricerca fatta personalmente da Maria Grazia Chiuri. È ispirato da un’opera, che poi in realtà è una performance dell’artista Jana Sterbak, gioca sul ruolo della gabbia e sulla libertà delle donne. Difatti la gonna a forma di gabbia sembra ricordare i panier nei quali venivano rinchiuse e obbligate le donne nel ‘700 e ‘800. L’abito è composto da due pezzi, una tuta di jersey in tessuto stretch completamente ricamata di strass, e un’ampia gonna. Quindi, il messaggio è liberare le nuove generazioni di donne dagli stereotipi di genere nei quali si sentono ingabbiate.
I QUATTRO LOOK DI DIOR – OBV DISEGNATI DA MARIA GRAZIA CHIURI – SFOGGIATI DA CHIARA FERRAGNI DURANTE LA PRIMA PUNTATA DEL FESTIVAL DI SANREMO