Fashion - June 12, 2018

Come nasce un’icona – Volume 3: Valentino

Se vi diciamo rosso, cosa vi viene in mente? Se siete dei veri fashion addicted, impossibile non aver pensato subito a Valentino! Una maison che, a dire la verità, è molto più di una semplice sfumatura: è l’epopea personale e professionale di un grande stilista, un vero “imperatore”. E di come, anche dopo il suo ritiro, questo marchio sia riuscito a restare nell’Olimpo del fashion fino ai giorni nostri. Mettetevi comodi: oggi The Blonde Salad vuole raccontarvi la storia di Valentino!

 

Gli anni Cinquanta, l’esordio

È il 1950 quando Valentino Garavani, appena diciassettenne, lascia la sua Voghera per tentare fortuna a Parigi. Da sempre appassionato di moda e sartoria e dopo aver frequentato una scuola di figurino a Milano e aver fatto un apprendistato nella sartoria di sua zia Rosa e della designer Ernestina Salvadeo, si ritrova nella Ville Lumière per studiare alla prestigiosa École de La Chambre Syndicale de la Couture. In questi anni, il giovane Valentino inizia il suo apprendistato, che lo poterà a lavorare per couturier come Jean Dessès e Guy Laroche.

 

Sono gli anni della gioventù a tracciare il suo stile e, in particolare, a iniziare la sua “storia d’amore” con il colore rosso. Durante una rappresentazione della Carmen, a Barcellona, Valentino resta folgorato da questo colore sui costumi delle danzatrici in scena e sulla scenografia. “Mi sono detto: voglio tenere questo colore con me per tutta la mia vita”. Nasce così il famoso “rosso Valentino“, una tonalità unica a metà strada tra il carminio, il porpora e il cadmio e destinato per sempre a colorare la storia di questa maison.

 

Nel 1957, per volontà della famiglia, Valentino torna in Italia e apre, grazie al finanziamento del padre e di alcuni soci, il suo primo atelier in via Condotti. Gli affari non vanno benissimo, soprattutto perché lo stile di vita favoloso di Valentino prosciuga in breve tempo le casse della maison. A salvarlo dalla bancarotta, un uomo che cambierà il destino non solo della maison, ma di Valentino stesso: è Giancarlo Giammetti, uno studente di architettura di buoma famiglia. Si incontrano in via Veneto nel 1960 e da quel giorno non si lasceranno più. Giammetti entra nella vita professionale di Valentino come responsabile delle attività finanziarie del marchio, ma anche in quella amorosa, restando al suo fianco fino al 1972. L’amicizia e la stima reciproca, invece, non è mai terminata.


Gli anni Sessanta: Valentino diventa l’imperatore

La vera svolta arriva nel 1962, con la sua prima sfilata alla Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. I compratori impazziscono e la collezione va sold out in pochissime ore. Il nome di Valentino inizia a varcare i confini italiani e a farsi strada anche negli Stati Uniti, fino ad arrivare alle orecchie di Jackie Kennedy. È il 1964 quando la vedova di JFK ordina al couturier alcuni abiti che indosserà durante il suo anno di lutto. Quattro anni dopo, sempre Garavani disegnerà il suo abito da sposa per il matrimonio con Aristotele Onassis. Un legame che andrà oltre il semplice rapporto stilista-cliente: Jackie O’, infatti, trascorre molto delle sue vacanze in Italia, specialmente a Capri, sempre insieme a Valentino.

 

L’amicizia con Jackie apre a Valentino le porte della clientela che conta in tutto il mondo. A scegliere Valentino, sono celebrities come Audrey Hepburn, Liz Taylor, Marella Agnelli, Farah Diba e Paola del Belgio, innamorate del suo stile unico. Garavani è il couturier per eccellenza e cultore della femminilità. La sua eleganza è raffinata, inimitabile. I suoi abiti sono un mix di eleganza vecchia scuola e di raffinata sensualità, dove stampe, ruches, seta e dettagli sparkling sono il fil rouge delle sue collezioni.

 

“So che le donne vogliono essere belle”, amava ripetere. E quanta verità in così poche parole! A guidarlo, è sempre stato la bellezza: “Purtroppo mi hanno sempre attratto solo le belle cose” è un’altra delle citazioni cult, espressione perfetta del suo lifestyle glamourous e insuperabile. Nel 1967, arriva la consacrazione completa grazie alla rivista Women’s Wear Daily, che lo incorona “re della moda italiana”.





Gli anni Settanta e Ottanta: l’espansione globale della maison

Negli Anni Settanta Valentino lascia Roma per New York, dove entra in contatto con Andy Warhol ed entra nelle grazie della potentissima Diana Vreeland, potentissima direttrice di Vogue America. Gli anni americani lo influenzano non solo dal punto di vista creativo, ma anche sul fronte del suo approccio al business. Valentino deve diventare un marchio globale, capace di di parlare con diversi target e di vestirli, facendoli sognare di essere parte del mondo Valentino. Nel 1978 firma un contratto con Gft per la produzione della sua prima linea ready to wear: sarà il primo passo della costruzione di un impero di licenze, dalla Valentino Uomo alla Red Valentino, fino alla linea Oliver, dedicata a uno dei suoi mitici Carlini.




Gli anni Novanta: inizia il ritiro di Valentino

Negli Anni Novanta il nome di Valentino è sempre ai massimi livelli. È l’era delle supermodel, della moda come che compare sui giornali. Valentino, insieme a Versace, Armani, Ferré e Krizia, è il nome che rappresenta il fashion system italiano nel mondo. E proprio quando si trova al top, Valentino inizia il suo lento ritiro. Nel 1998 lui e Giammetti vendono ad Hdp, pur mantenendo i loro incarichi in azienda.







Gli anni Duemila: l’addio dell’ultimo imperatore e le “battaglie” per la successione

Nel 2002, Valentino cambia nuovamente padrone. Hdp, infatti, vende la maison a Marzotto. Inizia, così una convivenza piuttosto complicata tra i manager, interessati ai conti, e Valentino, immerso come sempre nel suo fabolous lifestyle. Nel 2007, in occasione del 45° anniversario di carriera, Garavani annuncia il suo ritiro: per farlo, dopo una vita di sfilate a Parigi, torna a Roma per una tre giorni di celebrazioni culminata con la mitica mostra all’Ara Pacis a luglio, immortalata per sempre dall’iconico documentario “Valentino: the last Emperor”, che ha seguito lo stilista in ogni momento della sua vita tra giugno 2005 e luglio 2007. La sua ultima sfilata sarà quella della collezione Haute Couture Primavera Estate 2008 il gennaio successivo. Nel frattempo, la proprietà passa dai Marzotto al fondo Permira.






L’eredità di Valentino è di certo tra quelli più pesanti e ingombranti da raccogliere. A farlo sarà Alessandra Facchinetti, ex direttore creativo di Gucci. La sua nomina non sarà mai ben digerita da Valentino in persona, che pur non essendo più al timone della sua maison rimane presente: saranno i Marzotto, ancora ai vertici della società, a decidere in autonomia, senza chiedergli un parere. Una relazione, quella tra Facchinetti e la maison, che parte subito con il piede sbagliato: dopo sole tre stagioni, la sua esperienza come direttore creativo della maison termina bruscamente.

 

A prendere il suo testimone, saranno due designer talmente amati da Valentino da essere chiamati “i Valentini”. Sono Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, responsabili degli accessori già ai tempi di Garavani in persona e allevati niente meno che da Silvia Venturini Fendi ai tempi della creazione della mitica Baguette. In un colpo solo, si trovano ai vertici della maison e iniziano, grazie ai loro abiti dall’eleganza sofisticata e moderna e ai loro accessori best seller, un cammino tutto in discesa e a forte velocità.




Il successo di Valentino è sotto gli occhi degli investitori internazionali. A voler scommettere su questa maison, ritornata a dettare le regole della moda ma soprattutto a macinare utili e fatturati, sono gli emiri del Qatar, che nel 2012 rilevano la maison e la portano a superare il miliardo di euro di vendite. Nel 2016, dopo la decisione di Maria Grazia Chiuri di accettare l’incarico da Dior, Pier Paolo Piccioli è confermato unico direttore creativo di Valentino. Con il benestare di Garavani in persona!




Valentino nel 2018

Cos’è Valentino oggi? Una maison capace di rendere attuale il messaggio del suo fondatore: far sentire le donne bellissime. La sua eleganza ricercata, mai esaltata in modo esagerato, è la chiave del suo successo ancora oggi, della sua capacità di parlare anche alle nuove generazioni. I suoi cult di oggi? Borse come la Candystud, dal logo rivisitato VLTN, alle Rockstud, le calzature declinate in ogni modello possibile ma sempre con un dettaglio unico, le borchie. Le sue icone, oggi, sono celebrities come Anne Hathaway, Olivia Palermo e Gwyneth Paltrow.



Ad avvicinare Valentino alle nuove generazioni sono i social, in particolare Instagram. Per restare sintonizzate sul mondo Valentino, l’account da seguire è quello ufficiale di @maisonvalentino. In più vi segnaliamo due chicche per veri appassionati: il profilo ufficiale di Valentino Garavani in persona, @realmrvalentino, uno sguardo puntato sul passato mitico della maison e sulla vita di oggi del grande stilista, e quello di @giancarlogiammetti, dove avere un assaggio della fabolous life che i due fondatori conducono!

La lezione di storia su Valentino è finita, ma c’è ancora spazio per rivedere tutti d’un fiato alcuni dei look iconici di questa maison: non perdetevi la nostra gallery!












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