È una sensazione strana, quella di sentirsi sbagliati. A volte non c’è un vero motivo, a volte invece è quella piccola cicatrice, quel rotolino intorno alla vita, le gambe leggermente storte, il sorriso imperfetto. Un dettaglio che ci fa sentire piccole e deboli, inevitabilmente il bersaglio preferito di chi non si risparmia mai l’occasione per puntare il dito e mostrarci quanto siamo difformi dai canoni estetici della bellezza impostaci dalla società. Capita più spesso di quanto crediamo. Forse non a voi, ma magari alla vostra compagna di banco. Alla vostra amica. A vostra cugina, sorella, a quella ragazza che incontrate sempre sull’autobus e che sta sempre da sola. E può essere successo a chi adesso è invidiato da tutti, a chi ammiriamo per la sua bellezza e forza d’animo, a chi pensiamo che non possa capire perché non si è mai trovato a guardarsi allo specchio volendosi diverso. Qualcuno come Gigi Hadid, insomma.
Potrebbe sembrare paradossale che un marchio come Reebok abbia scelto proprio lei, una modella, per lanciare il suo progetto più importante degli ultimi anni: la #PerfectNever Revolution, una campagna che punta a incoraggiare le donne a non cercare di essere perfette a tutti i costi seguendo i canoni della società, ma a cercare di essere la versione migliore di loro stesse, accettando le loro imperfezioni e imparando a farne un valore anziché a vederle come un difetto, perché sono quello che ci rende unici. Eppure sta proprio qui il punto: non si dovrebbe mai giudicare qualcuno, specialmente per il suo aspetto fisico. E soprattutto non dovremmo mai lasciare che il giudizio degli altri diventi l’opinione che abbiamo di noi stessi o ci condizioni in qualche modo, facendoci credere che non siamo abbastanza o che c’è qualcosa che non va in noi.
È un concetto che più o meno abbiamo in testa, ma di cui tendiamo a dimenticarci. Sì perché l’ossessione per la perfezione, in un mondo in cui tutto è messo in mostra in ogni sua piccola sfumatura e in cui il principale mezzo di comunicazione è la fotografia, è il metro di giudizio per ogni cosa, e contagia tutto e tutti. Io me lo sono dimenticato un sacco di volte, per esempio. Quando alle elementari mi prendevano in giro perché portavo gli occhiali (da allora solo lenti a contatto, of course!), quando alle medie ero decisamente in basso nella classifica delle più cool della scuola, quando il mio ex fidanzato dell’università mi diceva che sorridevo troppo spesso e mangiavo decisamente troppo, per essere una ragazza. Me lo dimentico adesso quando la mattina vorrei indossare qualcosa ma poi ho paura che la gente mi guardi strano, e mi infilo i jeans. Me lo dimentico quando vorrei postare una foto ma poi non so, forse non sono venuta poi tanto bene. Ci sono volte però in cui me lo ricordo. Mi succede quando esco da pilates la mattina e sono felice perché anche se faccio una fatica immensa ad alzarmi presto ho fatto un piccolo passo in più per sentirmi meglio con me stessa; quando una persona sconosciuta mi dice che ho una bellissima risata; quando riesco a trasmettere qualcosa di quello che ho imparato a qualcuno che ha appena iniziato a fare il mio lavoro, e vedo lo stupore e l’interesse nei suoi occhi. E mi è successo la scorsa settimana, quando Foot Locker and Reebok mi hanno fatto volare a New York per il lancio di Perfect Never: ho partecipato a una lezione di fitness con Gigi Hadid e il suo personal trainer (è stata dura ma sono riuscita a completare tutti gli esercizi senza fermarmi, mi sono sentita super!) e poi ho discusso di self acceptance insieme a lei e altre donne che da anni mandano messaggi di positività alle donne: Ruby Rose, Lena Dunham, Zoe Kravitz, Alexandra Raisman. Mi sono sentita fiera di me, prima di tutto perché ero lì insieme a un’altra manciata di persone e ci ero per quello che ho costruito in questi anni, perché me lo sono meritato. E poi mi sono sentita capita, inaspettatamente, da chi non avrei mai pensato avesse mai potuto aver provato quel senso di inadeguatezza che in un modo o nell’altro mi porto dietro da sempre e che cerco di combattere ogni giorno, esattamente come loro. Come Ruby Rose, che ci ha raccontato che quando a scuola veniva bullizzata si rifugiava in biblioteca per non essere picchiata dalle compagne, e che lì ha scoperto che c’erano donne, nei romanzi, che si erano sentite rifiutate esattamente come lei. Come la campionessa olimpica Alexandra Raisman, che si è sentita poco femminile per metà della sua vita a causa dei suoi muscoli da atleta e che quando ha finalmente realizzato che quel corpo è anche il simbolo del suo grande successo ha imparato a capire che la femminilità è qualcosa di interiore, non di braccia sottili e gambe flessuose. E come Gigi Hadid, che da quando è diventata una modella si trova a fare i conti con continue polemiche sul suo corpo, da quelle che la volevano troppo curvy per la passerella a quelle che adesso la accusano di essere dimagrita troppo. Mentre le guardavo parlare, sedute una accanto all’altra davanti a me e alle altre ragazze, ho avuto la certezza che anche loro, qualche mattina, si svegliano e si sentono incasinate e perfino sbagliate, almeno per un momento. E che sicuramente non sono perfette, semplicemente perché sono persone. Loro, noi, io: non saremo mai perfette, e sicuramente non lo saremo mai ai nostri occhi. Quello che possiamo essere è la versione migliore di noi stesse, o almeno tentare. E quindi quelle mattine in cui sembra che non vada bene niente, non resta che sorriderci allo specchio, pensare che non siamo sole a sentirci imperfette e che in fondo, va bene così.
P.s. Sapete qual è la cosa più bella di Gigi? Non gli occhi da cerbiatta, non il fisico da bombshell. La cosa che ti fa innamorare di Gigi, quando hai il privilegio di starle vicino e chiacchierare con lei, è la sua voce. Perchè dal vivo, Gigi ha una voce che sembra sempre rotta dall’emozione, un po’ come quando stai dicendo qualcosa che ti tocca da vicino e che per questo ti toglie un po’ la sicurezza, ti leva un po’ il fiato. La sua voce è quello che la rende umana. E, quindi, bellissima.