Caitlyn Jenner sarà il nuovo volto della linea sportiva femminile di H&M. La sessantaseienne, vincitrice di due medaglie olimpiche d’oro, ha annunciato sul suo canale Twitter la collaborazione con il brand svedese condividendo una foto di backstage e dicendo che è davvero orgogliosa di fare parte di questa campagna, che può essere d’ispirazione per molti. Non è la prima volta che la questione dell’identità di genere viene sollevata dal mondo della moda: le passerelle di oggi infatti riflettono la pluralità e le differenze che esistono nella vita reale, e sempre più maison scelgono di collaborare con modelli “non convenzionali” per dimostrare che la bellezza non è legata né a un genere né a canoni estetici troppo definiti e limitanti. La sfilata della collezione H&M Studio Autunno Inverno 2016-2017 andata in scena a Parigi ne è stata il perfetto esempio: hanno sfilato infatti modelli transgender come Andreja Pejic e Hari Nef, top model plus size come Ashley Graham e icone over 60 come Pat Cleveland. Ma H&M non è il primo brand a sostenere la bellezza della diversità: l’androgino 24enne Stav Strashko, che calca la passerella sia in abiti maschili che femminili, è nella campagna Primavera Estate 2016 di Diesel; Chantelle Willy, modella nera affetta da vitiligine, è stata la testimonial di Desigual; per non parlare di Lea Cerezo, arruolata da Givenchy per la campagna Autunno Inverno 2010-2011 e che ha aperto la strada alla diversità di genere nella moda. Qualcosa del genere era veramente inimmaginabile fino a 15 anni fa: internet, i media e i reality shows hanno cambiato completamente la scena, aprendo le porte a tutti coloro che fino a poco prima erano considerati diversi e quindi outsider. Ma come è nata la professione della modella e come si è sviluppata nel corso degli anni?
La figura dell’ indossatrice è nata nel 1853 grazie a Charles Frederick Worth (il padre della Haute Couture americana) che chiese alla moglie di indossare i capi che lui disegnava invece che esporli, come di consueto, su dei manichini. All’epoca non c’erano misure fisiche standard, anzi, la maggior parte dei designers usava donne di diverse taglie proprio per dimostrare la loro varietà nel design. Fu a partire da quel periodo che si iniziarono a usare modelle per presentazioni dal vivo: negli anni successivi prese campo la figura della mannequin grazie all’invenzione della fotografia e di conseguenza la fotografia di moda.
Nel 1946 apre la Ford Models, una delle prime e più prestigiose agenzie di modelle, che trasforma ufficialmente in una carriera quello che prima era solo un hobby. Alcuni dei più grandi nomi del momento sono Lisa Fonssagrives (apparsa in oltre 200 cover di Vogue), Dovima, Carmen Dell’Orefice e Wilhelmin Cooper, molto famose ma solo nell’ambiente della moda. Negli anni Sessanta, agenzie per modelle iniziarono a spuntare come funghi in tutto il mondo: Londra, con il suo approccio più innovativo divenne il centro della moda in quel momento grazie a figure come Jean Shrimpton, Joanna Lumley e Twiggy che nel 1966, a soli 16 anni, rivoluzionò il concetto di bellezza con un taglio di capelli super corto e soli 168 cm di altezza.
Gli anni Settanta e Ottanta hanno portato condizioni migliori di lavoro per le modelle ma soprattutto veri e propri stipendi: Margaux Hemingway firma un sorprendente contratto da un milione di dollari che le farà ottenere la copertina della rivista Time. Intanto la Ford Models diventa pioniera dello scouting andando a scovare ragazze bionde con occhi azzurri in Scandinavia e bellezze dai tratti più esotici in Brasile che aprono la strada alla diversità di etnia: nel 1974 Beverly Johnson è la prima modella afroamericana su una copertina di Vogue.
Gli anni Novanta sono conosciuti come il decennio delle “ top model”. Pensate che Linda Evangelista dichiara a Vogue: “Non ci svegliamo per meno di 10.000 dollari al giorno”. Lei, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington e Stephanie Seymour infatti divennero le modelle più famose al mondo conquistandosi il titolo di Supermodels. Quando Victoria ‘s Secret e Sports Illustrated aumentarono la loro popolarità poi, ci fu una richiesta maggiore di modelle più sexy e curvy come Heidi Klum, Claudia Schiffer e Tyra Banks. Dall’altra parte però, con figure come quella di Kate Moss si ha una tendenza a esaltare silhouette magrissime, al limite del sano, che portano all’insorgere di un problema etico all’interno del sistema moda e che tuttora è oggetto di discussione.
Ma sono i 2000 che hanno portato qualcosa di davvero nuovo nel mondo della moda: i social media. Ora infatti le modelle sono più vicine che mai ai loro fan: personaggi come Kendall Kenner, Gigi Hadid e Cara Delevigne hanno milioni di seguaci sui loro account Instagram. È sempre grazie a internet che sono apparse anche le prime modelle con un tipo di bellezza diversa rispetto a quella delle top classiche: modelle disabili; affette da sindrome di Down; calve; albine. Tutte sicuramente non belle secondo i canoni estetici tradizionali eppure splendide nella loro unicità. Un cambiamento che rispecchia la società e che non coinvolge solo le caratteristiche fisiche ma anche il gender, sempre più fluido, come dimostra la nuova generazione che sceglie di non classificarsi sotto un nome ben preciso e vede la moda come un’espressione personale e slegata dalla sessualità (un esempio su tutti è quello di Jaden Smith, in gonna nella campagna Primavera Estate 2016 di Louis Vuitton).
Insomma, il mondo della moda è in continua evoluzione: oggi c’è un grande mercato per modelle e modelli di tutte le età, dimensioni, altezze e forme! Noi di TheBlondeSalad pensiamo che tutto questo sia veramente un valore aggiunto. Noi dobbiamo essere i modelli d’ispirazione per noi stessi, e se il nostro esempio può essere d’aiuto per qualcun altro, allora ancora meglio. La nostra vita è il nostro catwalk e non dimentichiamo mai che siamo delle creature uniche. La moda è un gioco ed è un gioco bellissimo, c’è spazio per giocare tutti insieme. Oscar Wilde diceva: «Sii te stesso, chiunque altro è già occupato». Non potrebbe essere più attuale.