Partecipare a una fashion week fuori dal circuito di quelle “classiche” è sempre un’esperienza interessante perché è tutto molto lontano da quello a cui siamo abituati e che molto spesso le cose si svolgono molto diversamente da come te le immagini. Nel caso di Miami mi aspettavo tanto colore, location mozzafiato e molte celebrity, invece la cosa che mi ha stupito di più è che mancano totalmente i fotografi di streetstyle perché gli show, che sono concentrati dopo le 6 di sera in una tensostruttura che accoglie tutte le sfilate.
In calendario ci sono designer che arrivano da diverse parti del mondo, non solo dalla Florida, e quelli che mi hanno colpito di più sono marchi giovani con designer originari dell’America centrale e del Sud America.
Una di loro è Shantall Lacayo, arrivata alla Miami Fashion Week dal Nicaragua grazie al governo del suo paese che sta aiutando i brand emergenti a farsi conoscere soprattutto negli Stati Uniti. La sua collezione è molto colorata e seducente, vagamente anni Settanta, con stampe rétro e tanti dettagli interessanti, come le Converse che ha dipinto a mano lei stessa e che completavano tutti i look, sia uomo che donna.
Un’altro marchio che mi ha colpito è stato Yirko Sivirich, di Lima, che ha presentato una collezione ispirata al mare: i ragazzi sono andati in passerella con la tavola da surf mentre le ragazze indossavano bikini e interi con tagli particolari che li rendevano perfetti anche per essere indossati come top. Bellissimi!
Anche Silvia Tcherassi ha attirato la mia attenzione, in special modo per le borse in paglia molto ricamate che mi hanno conquistato ma anche per la struttura dei capi, molto fluidi ma con tagli e nodi che li rendevano comunque elaborati.
La parte più interessante della manifestazione però è stata la prima giornata, dedicata al tema dell’ecologia e con un ospite speciale, Antonio Banderas, che da 20 anni collabora con la Miami Fashion Week per cercare di cambiare la mentalità del paese. In Florida, ma il discorso vale per tutto il mondo, si ricicla pochissimo e gli oceani sono pieni di rifiuti che danneggiano l’ecosistema. Il brand ECOALF è uno dei pochi che si concentra sul recupero: sono partiti ripescando le reti abbandonate dai pescatori (che le cambiano ogni 5 anni ma che non riportano mai a terra quelle vecchie perché smaltirle c’è una tassa, quindi preferiscono lasciarle affondare) e da quel cotone hanno iniziato a creare capi di abbigliamento, per poi ampliare il discorso alle bottiglie di plastica con cui confezionano scarpe. La cosa interessante è che questo brand non si limita a recuperare, il suo proposito è educare, coinvolgendo i pescatori e gli abitanti con progetti di educazione ambientale. Davvero molto interessante e importante, non solo per la Florida ma per tutto il mondo!