Fashion - July 31, 2018

Come nasce un’icona – Volume 10: Christian Dior

Basta pronunciare il nome di Christian Dior per schiudere le porte a un universo mitico. Mitico come il suo fondatore, che in solo dieci anni ha saputo porre le basi di un progetto di stile e di eleganza capace di lasciare il segno nei sessant’anni successivi. A raccontare la storia di questo marchio sono i tanti designer iconici che hanno scritto a loro volta dei capitoli di successo destinati a restare nella storia della moda. Oggi The Blonde Salad vi racconta tutto sulla maison Christian Dior!

 

Dal 1947 al 1957: Christian Dior inventa il New Look

Nato nel 1905 a Granville in Normandia, Christian Dior inizia la sua carriera nella moda nel 1937, dopo aver abbandonato gli studi École des Sciences Politiques e aver tentato fortuna con una galleria d’arte, chiusa a causa delle difficoltà finanziarie della propria famiglia. La sua prima esperienza è quella nell’atelier di Robert Piguet, dove ha l’opportunità di firmare tre collezioni. Di fronte all’obbligo del servizio militare, Dior è costretto a rinunciare all’impiego, ma nel 1942 viene chiamato a collaborare con Lucien Lelong, di cui diventa il principale stilista insieme a Pierre Balmain.

 

L’incontro che cambia la vita a Dior è quello con Marcel Boussac, imprenditore del cotone e tra gli uomini più ricchi di Francia. Nel 1946 gli chiede di collaborare con lui per rilanciare la maison Philippe et Gaston, ma Dior rifiuta: preferisce diventare rilevante con il proprio marchio piuttosto che nascondersi ancora una volta dietro il nome di altri. Parole che convincono Boussac a dargli fiducia e a finanziarlo per fondare il proprio atelier, che viene aperto l’8 ottobre del 1946. La sua idea di stile e di femminilità si contrappongono all’austerità del Dopoguerra e al concetto di vestire libero di Coco Chanel. A ispirarlo è il concetto della donna-fiore, che lo guida nel creare un guardaroba che metta in risalto la silhouette. Le sue gonne sono disegnate come delle vere e proprie corolle, sono strette in vita dai corsetti e si aprono come un fiore grazie alle crinoline. A completare il look, guanti fino al gomito, tacchi alti e cappelli piatti e dalle forme maxi.

 

Il 2 febbraio 1947 è la data di nascita del New Look. A coniare questo termine è Carmel Snow, all’epoca direttore di Harper’s Bazaar, che riconosce nelle creazioni di Christian Dior qualcosa di veramente nuovo e innovativo. Il suo stile rielabora le forme del passato, attualizzandole secondo il gusto dell’epoca e scegliendo tessuti lussuosi, ricami pregiati, dettagli vezzosi come fiocchi e stampe innovative come l’animalier. È l’inizio di una nuova epoca, che riporterà Parigi sotto i riflettori della moda internazionale dopo il buio della guerra. Il simbolo di questa rivoluzione è il tailleur Bar, il completo dalla struttura architettonica diventato un’icona dello stile Dior.






Lo stile Dior negli Anni Cinquanta diventa simbolo di femminilità ed eleganza estrema. A sposare l’estetica del couturier francese sono dive del cinema come Rita Hayworth e Gina Lollobrigida o celebrities dell’epoca come la Duchessa di Windsor Wallis Simpson o Evita Peron. A scolpire ulteriormente l’immaginario sono fragranze iconiche come Miss Dior e Diorama. Al massimo del successo, dopo soli dieci anni dalla fondazione della sua maison, Christian Dior muore durante un soggiorno a Montecatini Terme. A raccogliere il suo testimone, sarà il suo allievo Yves Saint Laurent, che solo pochi mesi prima aveva designato come suo erede.

 

Dal 1957 al 1989: il debutto di Yves Saint Laurent e l’era di Marc Bohan

L’esordio di Yves Saint Laurent, che dal 1953 era suo primo assistente, avviene sotto i migliori auspici. La sua collezione Trapèze è un successo e la critica acclama il giovanissimo Saint Laurent. Ma le collezioni successive sono un fiasco: nel 1960, quando lo stilista viene chiamato sotto le armi in occasione della guerra d’Indipendenza dell’Algeria, Boussac ne approfitta per promuovere Marc Bohan, designer della linea London Line di Dior, a direttore creativo della maison.

 

È Marc Bohan lo stilista che ha scritto più pagine della storia di Christian Dior. Il suo regno durerà infatti poco meno di trent’anni, portando la maison Dior a diventare un simbolo di stile ed eleganza in tutto il mondo. Sotto la sua guida, lo stile del marchio evolve, dando vita a nuovi pezzi iconici. Se quello di Dior era il New Look, Bohan dà inizio all’era dello Slim Look, con le silhouette che si allungano nel segno del tubino. È lo stilista a trasformare la maison nella potenza che è oggi, comprendendo la necessità di ampliare i suoi orizzonti oltre quelli della haute couture. Nel 1967 lancia il prêt-à-porter, che chiamerà Miss Dior, mentre nel 1970 nasce Christian Dior Homme; via via  si aggiungono nuove  licenze come kidswear e makeup. A portare alto il nome di Dior nel mondo sono icone come Liz Taylor, Grace Kelly e Jackie Kennedy.





Se la creatività risplende, i conti non sono brillanti. Il gruppo Boussac va in bancarotta nel 1978 e viene acquisito da Willot Group, destinato tre anni dopo al fallimento. Nel 1984, Bernard Arnault e il suo fondo d’investimento rilevano il Willot group al prezzo simbolico di un franco, eliminando le attività poco produttive e focalizzandosi specialmente sulla Christian Dior. Quattro anni dopo, Arnault diventa azionista di maggioranza di LVMH, che controlla la redditizia licenza dei profumi Dior. Il rilancio messo in campo da Arnault porta a un cambio nella creatività: nel 1989 Marc Bohan viene sostituito dall’italiano Gianfranco Ferré, il primo stilista non francese a prendere le redini della maison simbolo della moda francese.

 

Gli anni Novanta e Duemila: il rigore di Gianfranco Ferré  e lo stile flamboyant di John Galliano

A differenza di Dior stesso e di Marc Bohan, Gianfranco Ferré, definito anche “l’architetto della moda”, smorza negli anni gli elementi romantici e tipicamente femminili per imprimere una svolta di rigore e di pulizia. Sono anni di grandissima espansione per il marchio, che nel 1991 viene anche quotato alla Borsa di Parigi.





Nel 1997, Bernard Arnault decide di scommettere su un altro designer non francese. Si tratta dell’inglese di Gibilterra John Galliano, che era da poco tempo entrato nel gruppo LVMH come direttore creativo di Givenchy. Dopo un paio di collezioni dirompenti, e su forte sponsorizzazione del direttore di Vogue America Anna Wintour, Galliano viene scelto per traghettare Dior nel nuovo millennio. È anche l’anno del 50° anniversario della maison, celebrato con una retrospettiva del Met Costume Institute alla presenza di Bohan, Ferré e Galliano.



L’estetica massimalista e onirica di John Galliano è una reazione agli anni di rigore di Gianfranco Ferré. Ogni sua sfilata si trasforma in un evento a sé stante, dalle molteplici fonti di ispirazione. La collezione primavera-estate 2000, ispirata al mondo dei cowboy, per esempio, sarà la scenografia della nascita di uno degli accessori della maison più iconici di sempre, come la Saddle bag. Galliano è responsabile dell’intera immagine di Dior e il suo gusto eclettico e provocatorio traghetta la maison verso il nuovo millennio, interpretata da super model come Naomi Campbell, Kate Moss e Gisele Bundchen.




Il capitolo di Dior scritto da John Galliano si chiude bruscamente. A febbraio 2011 Galliano viene ripreso in un bar del Marais mentre si lascia andare a insulti anti-semiti e il video in poche ore fa il giro del mondo. Galliano dà la colpa all’alcool, ma soprattutto all’incapacità di reggere la pressione a cui è sotto posto da quasi quindici anni, con decine di collezioni l’anno a cui pensare. Arnault decide di licenziarlo in tronco e di lasciare per il momento tutto nelle mani del suo assistente Bill Gaytten.

 

Gli anni Dieci: Dior secondo Raf Simons e Maria Grazia Chiuri

Dopo circa un anno dal divorzio da John Galliano, Dior conosce il suo nuovo diretto creativo. È Raf Simons, designer belga fino a poco tempo prima a capo dello stile di Jil Sander. Con la sua fama di designer minimalista deve portare Dior verso l’era contemporanea. La gestazione della sua prima collezione Haute Couture, realizzata in poco più di due mesi, è raccontata attraverso lo splendido documentario Dior & I. Simons ha un approccio squisitamente moderno all’alta moda, che porta Dior a colorarsi di un’allure sperimentale.




Ma anche per Simons la pressione diventa troppa. A ottobre 2015, dopo poco più di tre anni, lo stilista preferisce lasciare l’incarico di Dior, consapevole di aver tracciato un percorso di innovazione che ha lasciato il segno nella storia della maison. A raccogliere il suo testimone, è la prima donna ad assumere la direzione creativa di Dior: è Maria Grazia Chiuri, ex direttore creativo di Valentino in coppia con Pier Paolo Piccioli. La stilista italiana prende le redini della maison francese mentre si avvicina il 70° anniversario dalla fondazione, celebrato con una mostra monumentale al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Grazie a Chiuri, Dior diventa il marchio più amato dalle Millennials: con il suo claim J’Adior e le sue T-shirt dallo spirito femminista, che rappresentano la rivisitazione in chiave young del celebre tailleur Bar, Dior continua a macinare successi di pubblico e di critica.




Dior nel 2018

Sotto la guida di Maria Grazia Chiuri, Dior è riuscito a diventare un marchio capace di parlare ai consumatori di oggi e di rompere le barriere che finora lo tenevano lontano da un fenomeno come lo street style. Protagonisti degli outfit delle fashion influencer sono soprattutto gli accessori e in particolare due borse disegnate da John Galliano e rimaste un punto fermo nelle collezioni del brand: la Lady Dior, pensata come omaggio a Lady Diana, e la Saddle bag, recentemente rivisitata da Maria Grazia Chiuri. Per non parlare della nuova Book Tote, la shopper personalizzabile con il proprio nome e amata da tutte le fashion icon di Instagram.




La fan numero uno di Dior? La nostra Chiara Ferragni! Impossibile ricordare tutte le occasioni in cui la nostra musa ha indossato dei total look della maison. Tra sfilate, servizi fotografici, ma anche momenti di vita quotidiana, Dior è uno dei marchi che più accompagnano Chiara nella sua everyday life! Una passione che la accomuna a celebrities come Bella Hadid, Winnie Harlow e Jennifer Lawrence, ambassador e testimonial della maison.




La storia di Christian Dior è certamente tra le più appassionanti di sempre. Rivivete alcuni dei suoi momenti iconici attraverso la nostra gallery!




















 

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