Designers 2 know , Lifestyle - March 21, 2017

Gindi Tel Aviv Fashion Week: 4 brand che raccontano la moda israeliana

Chi mi conosce è al corrente dell’amore che provo per Israele. Non è affatto segreto, e appena posso vado lì qualche giorno a rilassarmi e a nutrirmi di sole ed energie positive, bevendo arak con gli amici a tutte le ore. Non tutti sanno però che a Tel Aviv, la più vivace e internazionale città israeliana, c’è una fashion week. Ebbene sì, ed è anche alla sua quinta edizione grazie al suo produttore, l’ex modello Motty Reif, che ogni stagione raccoglie brand locali più o meno emergenti e dà loro modo di sfilare nel proprio paese. Non ci ho messo molto ad accettare il loro invito, fare una valigia a caso e partire per la città bianca, davvero curioso di fare questa esperienza nel paese in cui sandali Teva e le Blundstone sono praticamente la cosa più vicina alla moda che io abbia mai visto 😉

Le sfilate della Gindi TLV Fashion Week per la prima volta quest’anno si sono tenute in un nuovo centro commerciale di lusso, il Gindi TLV fashion mall, così nuovo che è ancora in costruzione e aprirà al pubblico nei prossimi mesi. L’atmosfera che si respirava era diversa da qualsiasi altra settimana della moda in cui sono stato: i modelli che sfilavano erano per la maggior parte celebrity locali, gli invitati agli show non avevano timore né ad applaudire vigorosamente i loro look preferiti durante la sfilata né a lanciare fiori agli stilisti alla fine dello show, cosa piuttosto inconsueta nelle 4 grandi città della moda. Mi è capitato anche di vedere molti bambini e qualche cagnolino in front row.

Ho visto molte collezioni, alcune anche con un numero di look eccessivo e altre arricchite di proiezioni video, musica live e performance d’effetto, un po’ in stile Victoria’s Secret. Tra queste, quattro raccontano al meglio cosa significa la moda di oggi a Tel Aviv.

 

Holy Land Civilians
La sfilata si è aperta con Barak Shamir (un modello 18 enne famosissimo in Israele per la sua bellezza) che indossava un bomber super logato. Questa collezione infatti è piena di messaggi religiosi ma sempre ironici: T-shirt con caratteri ebraici, felpe con raffigurazioni bibliche, beanie ispirati a kippot, copricapi della religione ebraica, un uomo con una certa somiglianza con Gesù ha sfilato con una felpa con scritto Holy Man. Tutto sottolinea il fatto che siamo nella Terra santa… e direi che ce ne siamo accorti… Il pezzo forte è stato un abito in cotone bianco con scritto Hallelujah, indossato con sopra una coperta raffigurante Adamo, Eva, la mela, il serpente e compagnia bella. La coppia di stilisti ha creato qualcosa di divertente, onesto e super vendibile.










Shenkar

La collezione è il frutto degli alunni del secondo e terzo anno dello Shenkar College, una tra le 10 migliori scuole di moda al mondo, dove gli alunni oltre che a studiare la teoria imparano a pensare, a essere indipendenti e a lavorare duramente. Shenkar non è un brand in sé ma ha tutti gli attributi per esserlo: è una vera e propria macchina da guerra che è riuscita a ipnotizzare ogni spettatore. La maggior parte dei look della collezione gioca tra il bianco o nero ma ci sono anche macchie di colore che danno un forte contrasto gli abiti che, spesso e volutamente, non hanno un genere di riferimento. La studentessa Hila Cohen si è ispirata dalla frase che gli uomini ebrei ultra ortodossi dicono ogni mattina nelle loro preghiere: “grazie Signore per non avermi fatto donna”. Lei ha rivisitato la frase togliendone il “non”, cambiando quindi totalmente il significato. La camicia che è nata da questa piccola rivoluzione è esattamente in linea con il concetto femminista già espresso da tanti altri brand questa stagione e ribadisce un concetto che anche per noi è molto importante: tutti dovremmo essere femministi.

Chana Marelus
Della vera e propria couture direttamente da Bnei Brak, il centro dell’ebraismo ultra ortodosso che, seguendo tutte le regole della moda modesta, ci fa sognare portandoci in un mondo fatato. Ogni creazione è interamente ricamata a mano, ed è un tripudio di perline, tulle e tinte pastello capaci di convincere anche i più scettici. Peccato che tre degli abiti si siano disfatti in passerella: a ogni passo lustrini & company si staccavano dai ricami per cui tanti di noi in prima fila abbiamo potuto toccare con mano le decorazioni. Parte dello show? 😉

Lucky Laros
La seconda collezione del giovane stilista israeliano ha sicuramente più carattere rispetto alla prima, che mancava di coesione. Tartan, tessuti a righe, camicie e vestiti accollati ma ben aperti sulla schiena, colletti all’indiana, tanto rosso, maxi dettagli gioiello e ciabatte rigorosamente Adidas. La donna di Idan Laros è urbana, contemporanea e sexy ed è un perfetto mix tra Medio Oriente e Occidente.

 

Le idee qui a Tel Aviv non mancano e non manca nemmeno chi le realizza. Mi ritrovo piacevolmente sorpreso: non pensavo di trovare niente di che e invece ho potuto vedere qualcosa di fresco e di diverso. Ma esiste veramente una scena fashion in Israele, un paese così nuovo quanto pratico dove le persone preferiscono spendere in tecnologia e viaggi? Sicuramente sì, anche se è diversa rispetto a quella che si trova in tante altre parti del mondo, anche perché è una nazione da 70 anni scarsi. Passeggiando per Milano si possono trovare palazzi bellissimi, strade eleganti e alberi in fiore, il tutto pienamente immersi nell’arte nella sua storia. Se si cammina per Tel Aviv invece per lo più si trovano palazzi un po’ rovinati, principalmente moderni, con i condizionatori ben esposti fuori che d’estate non finiscono mai di sgocciolare acqua gelida in strada. Rifletto e penso che dev’essere una doppia sfida riuscire a creare qualcosa di bello qui. Nessuno dovrebbe mai sottovalutare l’idea di mettersi in gioco, sognare e creare. E la nuova generazione di Israele ci sta provando, dimostrandoci che è possibile.

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